Il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), Diaconia Valdese, International Rescue Committee (IRC) e il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), nella conferenza stampa che si è tenuta martedì 5 agosto 2025 presso il Circolo della Stampa di Trieste, hanno espresso la loro forte preoccupazione per il netto peggioramento che si sta verificando a Trieste in relazione all’accesso dei richiedenti asilo alle misure di accoglienza previste dalla legge.


Le sottoscritte associazioni, come hanno già fatto in passato, ricordano nuovamente che il diritto UE dispone con inequivocabile chiarezza (Direttiva 2013/33/UE, art. 17 par. 1) che “gli Stati membri provvedono a che i richiedenti abbiano accesso alle condizioni materiali di accoglienza nel momento un cui manifestano la volontà di chiedere protezione internazionale”.


Il diritto europeo non consente deroghe, neanche temporanee, e dispone l’obbligo per gli Stati di garantire con immediatezza le misure di accoglienza ai richiedenti asilo privi di mezzi di sostentamento. Solo in casi eccezionali e giustificati, ad esempio esaurimento temporaneo delle strutture disponibili, gli Stati membri possano adottare condizioni materiali di accoglienza diverse, purché per un periodo limitato e il più breve possibile. Le strutture individuate devono comunque “rispondere alle esigenze essenziali di accoglienza” (Direttiva 2023/33/UE art.18 par. 9).


La Corte Europea per i Diritti Umani considera i richiedenti asilo un gruppo particolarmente svantaggiato e vulnerabile che necessita di un’attenzione particolare (Oršuš e altri c. Croazia, n. 15766/03, § 147). La stessa Corte ha inoltre sottolineato che “Lasciare una persona vulnerabile per strada senza alcun sostegno materiale costituisce un trattamento disumano e degradante vietato dall'articolo 3 della Convenzione” (M.S.S. c. Belgio, n. 30696/09, § 263). Allo stesso modo il 1° agosto 2025 la CGUE (Corte di Giustizia dell’Unione Europea) nella causa C-97/24 ha sancito che uno stato membro non può sottrarsi ai propri obblighi invocando l’esaurimento temporaneo delle capacità di alloggio normalmente disponibili nel suo territorio, neanche in caso di arrivi ingenti. Come ben documentato, a Trieste nel corso degli anni 2022, 2023 e 2024, si sono verificati gravi ed estesi fenomeni di mancata accoglienza dei richiedenti asilo da parte delle Autorità competenti. A partire da giugno 2024, si è osservato un miglioramento della situazione, che tuttavia non è mai stata pienamente risolta, a seguito del consolidarsi di una prassi di veloce turn-over delle strutture di prima accoglienza con sistematici trasferimenti bi-settimanali dei richiedenti asilo verso altre città italiane (circa 60 persone a settimana).


A partire da giugno 2025 tale prassi ha subito un brusco rallentamento, con trasferimenti che avvengono solo una volta alla settimana e che coinvolgono un numero sensibilmente inferiore di persone (circa 35-40 a settimana). Ciò è irragionevolmente avvenuto proprio nel periodo dell’anno che vede, per ragioni meteorologiche, un aumento, seppur contenuto, degli arrivi di coloro che chiedono protezione internazionale.


La situazione è divenuta dunque molto problematica, anche per le persone più vulnerabili (famiglie con bambini, donne sole, minori) che nonostante abbiano formalizzato la richiesta di protezione a Trieste vengono semplicemente abbandonate in strada in attesa di un posto in accoglienza, prive di alcuna assistenza che non sia quella fornita dalle associazioni di solidarietà.


In violazione della normativa vigente sopra riportata, la Prefettura di Trieste non ha ancora predisposto alcuna misura alternativa, anche temporanea. Il 28 luglio 2025 risultavano prive di assistenza almeno 85 persone oltre a 10 persone con situazioni vulnerabili; al 30 luglio 2025 il numero di persone senza assistenza era già aumentato, attestandosi a 111 richiedenti asilo (uomini singoli) e 13 casi vulnerabili. Infine lunedì 4 agosto, il numero dei richiedenti asilo abbandonati in strada è arrivato a 173 uomini singoli, 2 donne sole e 4 nuclei familiari con bambini.


Ciò che preoccupa maggiormente è la ripetitività di una situazione che, anno dopo anno, conferma l’assenza di una programmazione strutturata per gestire un fenomeno contenuto e prevedibile, con picchi stagionali ben noti e dati disponibili in anticipo, e finalizzata a garantire un’accoglienza dignitosa, il rispetto dei diritti fondamentali e a prevenire la creazione di contesti di abbandono in città.


Il peggioramento rapidissimo della situazione della mancata accoglienza a Trieste si sta configurando per il quarto anno di fila come una crisi umanitaria e richiede un intervento immediato da parte delle Autorità finora inadempienti. Si richiede altresì che venga realizzata, anche attraverso un rinnovato dialogo con le associazioni, una programmazione adeguata che consenta di prevenire il verificarsi di tali gravi crisi.


Le scriventi organizzazioni, in assenza di interventi che pongano rimedio all’attuale situazione, si riservano ogni azione legale necessaria a ripristinare il rispetto delle vigenti normative e tutelare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo.